giovedì 5 gennaio 2012

Cosa pensate della comunicazione medico paziente?

Il mio medico mi chiede di riflettere sulle mie sensazioni e su come vivo la comunicazione medico paziente. Già in passato avevo parlato dei diversi approcci che avevo incontrato in questi mesi ed ora sono a pensare a come vorrei che fosse e cosa e' realmente.
Parto dai miei desiderata
Sguardo sincero e rassicurante
Approccio non sbrigativo nello spiegare
Volontà di approfondimento
Ascolto attivo a ciò che manifesto e a eventuali richieste di chiarimenti
Tono pacato e chiaro senza paroloni incomprensibili

Ad essere onesta riscontro almeno al novanta per cento queste caratteristiche nello staff medico che mi segue e questo dona grande serenità... Pensi di essere in buone mani..

Molti di noi si sono pero scontrati con medici diversi in qualita' di pazienti o di parenti di chi sta male. Come lo avete vissuto? Cosa vi ha lasciato?

7 commenti:

  1. I medici sono persone e come tali differiscono uno dall'altro questo è banale, ma secondo me, i medici sono una di quelle
    "categorie di persone" che dovrebbero essere standardizzati..
    Mi spiego meglio: dovrebbero avere tutti un atteggiamento diretto, professionale, essere chiari e semplici nell'esposizione, distaccati ma umani con lo sguardo di chi è complice...trasmettere fiducia e sicurezza.

    Posso dirti, per la mia esperienza, che in ospedali dove la battaglia da combattere è molto dura (tipo istituto dei tumori) sono tutte persone splendide soprattutto le volontarie (spesso ex pazienti), in altri ospedali o reparti più generalisti (es.san Raffaele) hai quasi la sensazione di essere un numero di una pratica da sbrigare.

    Spesso si dice "bisogna avere la fortuna di incontrare il medico giusto" ecco, sbagliato! Tutti devono avere, nella sfortuna di una malattia, di avere la sicurezza di essere nelle ottime mani di un medico di cui ti fidi ciecamente perché è onesto, diretto, professionale e con tutte le caratteristiche che dovrebbe avere..
    Io preferirei avere il quadro chiaro e completo.
    Un abbraccio, Roby

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  2. Ciao Cri scusa ho fatto un pò di confusione e il commento che volevo scrivere su questa pagina l'ho scritto su "Ricordi".
    Un abbraccio!!!
    Daria

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  3. Ciao Cri,
    La recente malattia di mio Papa' mi ha visto girovaga di molteplici realtà Sanitarie nazionali e internazionali, pubbliche e private, note e meno note. Alla fine di questo percorso che in alcuni momenti diventa un vero e proprio calvario fisico e psicologico mi sono convinta di quanto già pensavo prima di essere coinvolta cosi da vicino in un caso di malattia terminale e cioè che il medico non e' una semplice professione. Non basta nemmeno la passione... Chi sceglie di fare il medico deve farlo per "vocazione".
    Nel momento in cui ci ammaliamo, abbiamo la necessita' di poterci "affidare" e "fidare" di qualcuno che farà con noi e per noi le scelte migliori.
    Ciò a mio parere necessita di un mix di ingredienti (un po' come nelle tue preziosissime e golosissime ricette):
    Professionalità
    Serietà
    Umanità
    Capacita' d'ascolto
    Semplicità ed efficacia nelle azioni e nelle parole
    Il tutto condito dalla consapevolezza di aver fatto tutto al meglio... Come lo si farebbe per se stessi.
    Questo secondo me impone anche di condividere con il paziente la realtà della situazione, senza segreti quindi, perché solo con la consapevolezza di dove sia la meta e di quali possano essere gli ostacoli lungo il percorso, si possono orientare le vele nella giusta direzione...
    Un bacio Cri e... Forza globuli bianchi!!!
    Rossana D.

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  4. quando stava male mio marito, ho avuto la sensazione di una grande partecipazione e solidarita' da parte dello staff ospedaliero. Mi hanno dimostrato molta umanita'.

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  5. Comunicazione medico paziente... quanti ricordi e quanti episodi mi tornano alla mente.
    Ormai sono 15 anni dalla diagnosi della malattia di Edoardo e 6 di terapia ovvero in ospedale una volta alla settimana.
    Nè abbiamo viste tante, incontrato medici e infermieri che è stato un piacere conoscere, altri che è meglio dimenticare in fretta.
    Sicuramente per noi la comunicazione più difficile che abbiamo ricevuto è stata la diagnosi della malattia di Edoardo.
    A distanza di anni posso dire il momento più brutto di tutta la nostra avventura.
    Fu il neuropsichiatra dell'asl a cui ci rivolgemmo, che con poche frasi e molto tatto ci spiegò la situazione, senza nasconderci la gravità, rispondendo con chiarezza a tutte le nostre domande e senza limiti di tempo, quella mattina non aveva altri appuntamenti.
    Ci ha parlato chiaro, senza fretta, dimostrandosi disponibile e con le idee chiare per affrontare questo percorso insieme. Negli anni successivi con lo staff della neuropsichiatria Edoardo ha raggiunto ambiziosi traguardi.
    Non tutte le esperienze sono state così, con il tempo abbiamo capito che ciò che aveva fatto la differenza era:
    -rispetto del paziente, nel caso specifico anche di tutta la famiglia, come persona con le sue esigenze, paure,speranze e non vederlo come strumento per avere più potere all'interno del reparto o dell'ospedale.
    -Capacità di collaborazione con i colleghi.
    Noi malati rari siamo spesso contesi e la collaborazione fra centri specialistici è una chimera!!
    -E non ultima un po' di umiltà, sempre parere personale, alcuni medici sono affetti da delirio di onnipotenza..
    Sicuramente non è facile entrare in sintonia con tutti i pazienti che incontri e per fare il medico, soprattutto in alcuni reparti, ci vuole veramente la vocazione.
    Tante volte la gestione del paziente è molto più semplice rispetto al confrontarsi con il consiglio di amministrazione,che pensa più al bubget che hai pazienti.
    E non mi addentro alle lotte di potere che si scatenano tra le forze politiche per avere la gestione degli ospedali.
    Comunque per ciò che ci riguarda del servizo sanitario della regione Lombardia siamo soddisfatti.
    Un abbraccio
    Gabriella

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  6. Ciao Cri,
    5 anni fa il mio papà è stato molto malato (pancreatite acuta fulminante, lui che non tocca alcoolici, non fuma e fa una vita regolarissima). La diagnosi è stata immediata e la prognosi, da subito, senza speranze. E' stato ricoverato ed operato in extremis in un centro di eccellenza in cui abbiamo trovato due chirurghi (il primario ed il suo aiuto) bravissimi ma soprattutto di un'umanità straordinaria. Non ci hanno mai nascosto niente: ci davano dettagli quasi crudi e si prodigavano nel raccontarci quello che sarebbe potuto succedere giorno per giorno facendo disegnini, schizzetti e adoperando un linguaggio accessibile anche a noi profane... erano sempre a disposizione sia col mio papà sia con la mamma e me. Un giorno in cui eravamo più disperate del solito, uno dei due ci ha parlato con parole affettuose e mia mamma non è riuscita a non manifestare la sua commozione per quel gesto: ebbene, il medico le ha detto: "Sa, signora, io sono cresciuto alla scuola di un luminare che ha eseguito interventi straordinari ma era freddo, distante, privo di umanità. Io mi sono detto che avrei voluto diventare come lui dal punto di vista professionale ma dispensando calore e partecipazione ai pazienti e ai loro familiari. La sua commozione per me è fonte di grande conforto e soddisfazione e mi fa continuare a svolgere questa professione con tanta passione".
    Il mio papà è guarito ed effettua controlli periodici da questo medico che per noi è ormai diventato un amico.
    Con tutto quello che sentiamo ultimamente, credo che queste "perle" siano davvero rare.
    Auguro a chiunque di trovare medici così: la guarigione dipende anche da questo!
    un abbraccio.
    Lu

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  7. Ciao cristina, nel 2007 ho avuto un grosso problema al seno mascellare che si è poi spostato all'etmoide e poi al seno frontale; per farla breve avevo un qulacosa che mi ha infettato, è risalito e mi ha mangiato un pezzetto di orbita e poi è salito facendomi rischiare la meningite. Mi hanno operata tre volte e per ora è tutto ok. Da uno dei tanti luminari che ho consultato, dopo la solita anamnensi e storia personale mi dice: "uhm, lei va sempre in Africa, uhm e quando va ha RAPPORTI con i negri?" al sentire quelle parole, (bada bene che ero accompagnata da mia mamma), io, un po' indignata per il termine negri che aveva usato, ho risposto "scusi ma cosa intende dire, se quando vado ho RAPPORTI con le persone di colore?, se è questo che intende la mia risposta è si, certo!"...e dopo poco io e mia mamma ce ne siamo andate, concludendo che era un altro cretino che non aveva capito niente. Solita telefonata di mio papà che chiede cosa ha detto il medico e mia mamma ha sintetizzato la visita dicendo che questo usava ancora il termine negri...al chè ho visto che si è zittita e ha detto : "e va bè poteva almeno dire RAPPORTI SESSUALI, io e la bambina non l'abbiamo proprio capito!
    Quindi, ci siamo guardate, abbiamo riso e detto che chissà cosa pensava di noi "la mamma e la figlia zoccola che va in africa per farsi bombare dai negri!". Benedetta

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