domenica 2 dicembre 2012

Umanzzazione delle terapie - lavori in corso

Oggi ho letto un bell'articolo su vanity fair. Un nuovo progetto del reparto cardiologia di  un ospedale a Roma  in cui si chiede ai pazienti di scrivere la loro storia e qualcosa che nella vita gli ha dato gioia... E' un progetto di un ex paziente che ha proposto di introdurre in cartella clinica qualcosa sulla sua storia, sulla famiglia, sulle paure e i sogni...
Da tempo rifletto e parlo in questo blog di umanizzazione dell'approccio ospedaliero. Vengo da un esperienza bellissima in questo senso, in cui alla competenza medica piu' volte ho dettto quanto si affiancasse il senso dell'umano, del far sentire sempre il paziente al centro e non solo un numero o un malata. Non e' cosi ovunque. Ad esempio dove mi trovo ora l'approccio e' piu' scientifico, molto tecnico, infermieri carini ma piu' distaccati (almeno per ora ma qualcuno crollera' sotto la mia parlantina e si sciogliera') medici piu frettolosi per quanto assolutamente competenti..
Persino gli psicologi, che si sono presentati in coppia l'altro giorno, hanno un approccio meno "umano", domande da manuale (ma quello lo comprendo dal momento che sono i primi colloqui) e questionari... Ma come diavolo fai a ridurre i sentimenti contorti che provi nei confronti della malattia, dei tuoi cari, di te stessa e delle tue paure su un questionario a crocette...
Io che non faccio nemmeno quelli su Vanity Fair..
E' un impostazione, un approccio e non so dire quale sia giusto o sbagliato o, se nel sogno dell'ospedale ideale ancor meglio debbano convivere ed integrarsi insieme.
Stimolo qui i "malati" che mi seguono a pensare a cosa li avrebbe fatti stare meglio nei lunghi ricoveri ospedalieri. Io credo che le componenti della guarigione siano tante (competenza medica, farmaci all'avanguardia, amore di chi ti sta vicino, determinazione e positivita' e tanta tanta fortuna) ma l'ambiente in cui vivi, l'approccio che ha il personale ospedaliero nei tuoi confronti sono componenti fondamentali.
Questo vale ovviamente per chi fa lunghi ricoveri ma, come dimostra l'esperienza citata del reparto di cardiologia, anche nelle brevi esperienze ospedaliere non sentirsi un semplice numero un corpo in cui infilare tubi e da tagliuzzare puo' contribuire al percorso di ripresa fisica e psichica.

Ps bollettino dei naviganti terzo giorno senza febbre e indici infiammatori in discesa... Speriamo che l'aspergillus abbia iniziato a pensare di andare a farsi un giro altrove...


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